Racconto in duecento parole

        Ecco questa  lettera immaginaria scritta da Matilde di Canossa al nonno, dovevo partecipare ad un concorso, poi ho scelto un altro scritto da inviare. Sono poche righe, avevo l'obbligo delle 200 parole, ma le avevo scritte immaginando questa donna potente agli occhi degli altri, ma con grandi tormenti interiori.
Con duecento parole non è facile trasmettere emozioni, ma non ho cancellato queste scritto e voglio riproporlo a voi sconosciuti/e persone del web.
Maria Lucia







Nel silenzio

Caro nonno Tedaldo sono inginocchiata nella nostra cappella preferita, le mani tra i capelli sciolti, il viso stanco solcato da lacrime calde, amare.

Se i nemici vedessero la ferocissima Matilde: ormai vecchia, preda delle sue inquietudini….

Ripenso alla breve infanzia felice, alle lunghe preghiere con te, dove distraendomi contavo i colori dei mosaici del pavimento o ammiravo la delicatezza degli affreschi.
L’infanzia è terminata
presto.

Sono rimasta sola con un impero da comandare.
Ho dovuto difendermi.
Lottare.
Essere un guerriero.
Ho dato ordini.
Ho dormito nei campi di battaglia.
Ne sono fiera.


……Nessuno ha mai capito l’infelicità del mio animo né mia madre, né i miei due mariti, né i tanti uomini avuti, né i tanti preti che mi circondavano per la nota generosità verso la chiesa.


Nel mio cuore c’è stato posto solo per la mia dolce bambina.
Anche lei mi ha abbandonato.
Troppo presto.
Ho abbracciato il suo corpicino, ormai freddo, per ore, pensavo che con la mia forza l’ avrei riportata in vita.
Cosi non è stato.

Adesso sono stanca, voglio dormire, quando giungerà il momento in cui l’anima abbandonerà il mio corpo, voglio essere seppellita qui.

Qui, nel silenzio della cappella di Santa Maria.











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